La guerra, come esperienza collettiva, ha profondamente segnato l’immaginario umano ed il suo orrore è rimasto nelle menti di molti – sia di chi ne ha preso parte, sia di chi ne ha sentito anche solo parlare – come esperienza indelebile. La letteratura, ovviamente, è sempre stata specchio di questa situazione ed intellettuali e scrittori di ogni epoca, dall’antichità alla contemporaneità, hanno spesso lasciato trasparire le loro emozioni a riguardo: certamente ognuno a suo modo. C’è chi ne ha descritto crudamente gli orrori e chi ha cercato di esorcizzarla ironizzandoci sopra, chi l’ha completamente rimossa dal suo orizzonte letterario e chi ne ha fatto il centro della sua opera. Certo è che a prescindere della guerra di cui si tratta – anche se le due Guerre Mondiali hanno forse maggiormente segnato l’immaginario collettivo influenzando un’intera generazione di artisti – l’immagine che si ha in mente quando si pensa alla guerra è quella dell’invasione. La guerra e l’invasione, infatti, vengono spesso avvertiti come concetti pressoché sovrapponibili. C’è sempre qualcuno che invade o che viene invaso, poiché è la radice stessa della guerra a richiederlo: può essere un’invasione via terra, via aria, mentale, immaginaria, ma resta sempre un’invasione di uno spazio fisico o mentale che qualcuno è costretto a subire. Iprite è un romanzo scritto a quattro mani da Viktor Šklovskij e Vsevolod Ivanov e pubblicato nel 1925, che, solo di recente, nel 2013, è stato finalmente tradotto in lingua italiana. In Italia ancora non ha ricevuto l’attenzione che merita da parte della critica, ma alcuni studi sono già apparsi nel resto del mondo
Iprite e la guerra “immaginaria” di Šklovskij e Ivanov / Medaglia, Francesca. - In: IL PIEDE E L'ORMA. - ISSN 2037-7991. - 5:(2015), pp. 25-40.
Iprite e la guerra “immaginaria” di Šklovskij e Ivanov
Francesca Medaglia
2015
Abstract
La guerra, come esperienza collettiva, ha profondamente segnato l’immaginario umano ed il suo orrore è rimasto nelle menti di molti – sia di chi ne ha preso parte, sia di chi ne ha sentito anche solo parlare – come esperienza indelebile. La letteratura, ovviamente, è sempre stata specchio di questa situazione ed intellettuali e scrittori di ogni epoca, dall’antichità alla contemporaneità, hanno spesso lasciato trasparire le loro emozioni a riguardo: certamente ognuno a suo modo. C’è chi ne ha descritto crudamente gli orrori e chi ha cercato di esorcizzarla ironizzandoci sopra, chi l’ha completamente rimossa dal suo orizzonte letterario e chi ne ha fatto il centro della sua opera. Certo è che a prescindere della guerra di cui si tratta – anche se le due Guerre Mondiali hanno forse maggiormente segnato l’immaginario collettivo influenzando un’intera generazione di artisti – l’immagine che si ha in mente quando si pensa alla guerra è quella dell’invasione. La guerra e l’invasione, infatti, vengono spesso avvertiti come concetti pressoché sovrapponibili. C’è sempre qualcuno che invade o che viene invaso, poiché è la radice stessa della guerra a richiederlo: può essere un’invasione via terra, via aria, mentale, immaginaria, ma resta sempre un’invasione di uno spazio fisico o mentale che qualcuno è costretto a subire. Iprite è un romanzo scritto a quattro mani da Viktor Šklovskij e Vsevolod Ivanov e pubblicato nel 1925, che, solo di recente, nel 2013, è stato finalmente tradotto in lingua italiana. In Italia ancora non ha ricevuto l’attenzione che merita da parte della critica, ma alcuni studi sono già apparsi nel resto del mondoFile | Dimensione | Formato | |
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